Gratis
FRANCESCO PETRARCA
CANCIONERO (492)
PORRUA CIA
Páginas: 383
Formato:
Peso: 0.3 kgs.
ISBN: 970073988-0
Encuadernación: TAPA SUAVE
Año de edición: 2003
Colección: SEPAN CUANTOS
Petrarca, 1304-1374, poesía una personalidad excepcional, una viva inteligencia y una notable erudición.
Cancionero se compone de 366 rimas, de las que 317 son sonetos; 29, canciones; 9, sextinas; 7, baladas y 4, madrigales. El conjunto, dividido en dos partes, se ha venido transmitiendo con el nombre de ``In vita" e ``In morte" de Madonna Laura.
Triunfos trátase de una alegoría, no sólo del amor de Petrarca por Laura, sino de la totalidad de su experiencia poética y humanista, de una alegoría, en fin, de la condición humana.
Vienen a ser así los Triunfos como la última palabra del poeta, con la que pretendía cerrar la historia íntima del Cancionero, arribando a la superación de aquella lucja que lo había sostenido líricamente.
Triunfos, y de modo especial el ``Triunfo del Amor", alcanzaron una fortuna sin paralelo, debido a su erudición epigramática, a su alegorismo y al gusto medieval.
Prólogo
Bibliografía
Cronología
Cancionero
Rimas en vida de Laura
I. Voi ch´ascoltate in rime sparse il souno
II. Per fare una leggiadra sua vendetta
III. Era il giorno ch´al sol si scoloearono
IV. Quel ch´infinita providenza et arte
V. Quando io movo i sospiri a chiamar voi
VI. Si traviato è´l folle mi´desio
VII. La gola e´l sonno e l´oziose piume
VIII. A piè de´colli ove la bella vesta
IX. Quando´l pianeta che distingue l´ore
X. Gloriosa colunna in cui s´appoggia
XI. Lasciare il velo o per sole o per ombra
XII. Se la mia vita da l´aspro tormento
XIII. Quando fra l´altre donne ad ora
XIV. Occhi miei lassi, mentre ch´io vi giro
XV. Io mi rivolgo in dietro a ciascun passo
XVI. Movesi il vecchierel cunuto e bianco
XVII. Piovonmi amare lagrime dal viso
XVIII. Quand´io son volto in quella parte
XIX. Sono animali al mondo di si altera
XX. Vergognando talor ch´ancor si taccia
XXI. Mille fiate, o dolce mia guerrera
XXII. A qualunque animale alberga in terra
XXIII. Nel dolce tempo de la prima etade
XXIV. Se l´onarata fronde, che prescrive
XXV. Amor piangeva, et io con lui tal volta
XXVI. Più di me lieta non si vede a terra
XXVII. Il sucessor di Carlo, che la chioma
XXVIII. O aspettata in ciel beata et bella
XXIX. Verdi panni, sanguigni, oscuri o persi
XXX. Giovene donna sotto un verde lauro
XXXI. Quest´anima gentil, che si diparte
XXXII. Quanto più m´avicino al giorno estremo
XXXIII. Già fiammeggiava l´amorosa stella
XXXIV. Apollo, s´ancor vive il bel desio
XXXV. Solo e pensoso i più deserti campi
XXXVI. S´io credesse per morte essere scarco
XXXVII. Si è debile il filo a cui s´attene
XXXVIII. Orso e´non furon mai fiumi, né stagni
XXXIX. Io temo si de´begli occhi l´assalto
XL. S´amore o morte non dà qualche stroppio
XLI. Quando dal propio sito si rimove
XLII. Ma poi che´l dolce viso umile e piano
XLIII. It figliuol di Latona avea già nove
XLIV. Quel che´n Tesaglia ebbe la man si pronte
XLV. Il mio adversario, in cui veder solete
XLVI. L´oro e le perle, e i fior vermigli e i bianchi
XLVII. Io sentia dentro al cor già venir meno
XLVIII. Se mai foco per foco non si spense
XLIX. Perch´io t´abbia guardato di menzogna
L. Ne la stagion che´l ciel rapido inchina
LI. Poco era ad appressarsi a gli occhi
LII. Non al suo amante più Dianna piacque
LIII. Spirto gentil che quelle membra reggi
LIV. Per ch´al viso d´Amor portava isegna
LV. Quel foco ch´i´pensai che fosse spento
LVI. Se co´l cieco desir, che´l cor distrugge
LVII. Mie venture al venir son tarde e pigre
LVIII. La guancia, che fu già pliangendo stanca
LIX. Perché quel che mi trasse ad amar prima
LX. L´arbor gentil che forte amai molt´anni
LXI. Benedetto sia´l giorno, e´l mese, e l´anno
LXII. Padre del ciel, dopo i perduti giorni
LXIII. Volgendo gli occhi al mio novo colore
LXIV. Se voi poteste, per turbati segni
LXV. Lasso, che mal accorto fui da prima
LXVI. L´aer gravato e l´importuna nebbia
LXVII. Del mar Thirreno a la sinistra riva
LXVIII. L´aspetto sacro de la terra vostra
LXIX. Ben sapevío che natural consiglio
LXX. Lasso me, ch´i´non so in qual parte pieghi
LXXI. Perche la vita è breve
LXXII. Gentil mia donna, i´veggio
LXXIII. Poi che per mio destino
LXXIV. Io son già stanco di pensar si come
LXXV. I begli occhi ond´i´fui prtcosso in guissa
LXXVI. Amor con sue promesse lusingando
LXXVII. Per mirar Policleo a prova fiso
LXXVIII. Quando giunse a Simon l´alto concetto
LXXIX. S´al principio risponde il fine e´l mezzo
LXXX. Chi è fermato di menar sua vita
LXXXI. Io son si stanco sotto il fascio antico
LXXXII. Io non fu´d´amar voi lassato unqu´anco
LXXXIII. Si bianche non son prima ambe le tempie
LXXXIV. Occhi, piangete; acomagnate il core
LXXXV. Io non fu´d´amar voi lassato unqu´anco
LXXXVI. Io avro sempre in odio la fenestra
LXXXVII. Si tosto come aven che l´arco scocchi
LXXXVIII. Poi mia speme e lunga a venir trappo
LXXXIX. Fuggendo la prigione ove Amor m´ebbe
XC. Erano i capei d´oro a l´aura sársi
XCI. La bella donna, che cotanto amavi
XCII. Piangete, donna, che cotanto amavi
XCIII. Più volte Amor m´avea già detto: Scrivi
XCIV. Quando giunge per gli occhi al cor profondo
XCV. Cosí potess´io ben chiudere in versi
XCVI. Io son de I´aspettar ormai si vinto
XCVII. Ahi, bella libertà, come tu m´hai
XCVIII. Orso, al vostro destrier si po ben porre
XCIX. Poi che voi et io piú volte abbiam provato
C. Quella fenestra ove l ún sol si vende
CI. Lasso, ben so che dolorose prede
CII. Cesarc, poi che-l traditor d´Eitto
CIII. Vinse anibàl non seppe isar poi
CIV. L´aspettata vertú, che´n voi fioriva
CV. Mai non vo´più cantar, com´io soleva
CVI. Nova angeletta sopra l´ale acocorta
CVII. Nonveggio ove scampar mi possa ormai
CVIII. Aventuroso più d´altro terreno
CIX. Lasso, quante fiate Amor m´assale
CX. Perseguendomi Amor al luogo usato
CXI. La donna, che´l mio cor nel viso porta
CXII. Sennuccio, i´vo´che sappi in qual manera
CXIII. Qui dove mezzo son, Sennuccio mio
CXIV. De l´empia Babilonia, onde´è fuggita
CXV. In mezo di duo amanti cueesta altera
CXVI. Pien di quella ineffabile dolcezza
CXVII. Se´l sasso, oud´è più chiusa questa valle
CXVIII. Rimanse a dietro il sestodecm´anni
CXIX. Una donna più bella assai che´l Sole
CXX. Quelle pietose rime, in ch´io m´accorsi
CXXI. Or cedi, Amor, che gionetta dona
CXXII. Dicessett´anni ha giá rivolto il cielo
CXXIII. Quel vago impallidir, ch´l dolce viso
CXXIV. Amor, fortuna e la mia mente schiva
CXXV. Se´l pensier che mi strugge
CXXVI. Chiare, fresche e dolei acque
CXXVII. In quella parte dove Amor mi sprono
CXXVIII. Italia mia, ben che´l parlar sia indarno
CXXIX. Di pensier in pensier, di monte in monte
CXXX. Poi che´l camin m´e´chiusodi mercede
CXXXI. Io canterei d´Amor si novamente
CXXXII. S´ amor non è, che dunque è quel ch´io sento?
CXXXIII. Amor m´ha posto come segno a strale
CXXXIV. Pace non trovo, e non ho de far guerra
CXXXV. Qual piú diversa e nova
CXXXVI. Fiamma dal cuiel su le tue trecce piova
CXXXVII. L´avara Babilonia ha colmo il sacco
CXXXVIII. Fontana di dolore, albergo d´ira
CXXXIX. Di tempo in tempo mi si fa men dura
CL. Che fai, alma? Che pensi? Avrem mai pace?
CLI. Non d´atre e tempostosa onda marina
CLII. Questa humil fera, un cor di tigre o d´orsa
CLIII. Ite, Caldi sospiri, al freddo core
CLIV. La stelle. Il cielo e gli elementi a prova
CLV. Non fúr ma´Giove e Cesare si mossi
CLVI. I ´vidi in terra angelici costumi
CLVII. Quel siempre acerba et onorato giorno
CLVIII. Ove ch´io posi occhi lassio, o giri
CLIX In qual parte del ciel; in quale idea
CLX. Amor et io si pién´di meraviglia
CLXI. O passi sparsi, o pensier vaghi e pronti
CLXII. Lieti fiori e felici e ben naif erbe
CLXIII. Amor che vedi ogni pensiero aperto
CLXIV. Or -che´l ciel -e la terra e´l venta tace
CLXV. Come´l Gandido pie per l´erba fresca
CLXVI. S´i´fussi stato termo a la spelunca
CLXVII. Quando Amor i belli occhi aterra inchina
CLXVIII. Amor mi manda quel dolce pensiero
CLXIX. Pien d´un vago,pensier, che mi desvia
CLXX. Più volte già dal bel sembiante umano
CLXXI. Giunto m´ha Amor ira belle, e crude braccia
CLXXII. O invidia nernica di vertute
CLXXIII. Mirando´l sol de´begli occhi sereno
CLXXIV. Fera stella (se´l cielo ha forza in noi)
CLXXV. Quando mi vène innanzi il lempo e´l loco.
CLXXVI. Per mez´i boschi inospiti e selvaggi
CLXXVII. Mille piagge in un giorno e mille rivi
CLXXVIII. Amor mi sprona in un tempo, el affrena
CLXXIX. Geri, quando tal or meco s´adira
CLXXX. Po, ben puoi tu portartene la scorza
CLXXXI. Amor ira ferbeulla leggiadra rete
CLXXXII. Amor, che´ncende il cor d´ardente zelo
CLXXXIII. Se´l dolce sguardo di costei m´ancide
CLXXXIV. Amor, natura e la bell´alma umile
CLXXXV. Questa feriice de taurata jJiuma
CLXXXVI. Se Virgilio et Omero avessin visto
CLXXXVII. Giunto Alessandro a la jamasa tomba
CLXXXVIII. Almo sol, quella fronde, ch´io amo
CLXXXIX. Passa la nave mia colma d´oblio
CXC. Una Candida cerva sopra l´erba
CXCI. Se come eterna vita è veder Dio
CXCII. Stiamo, Amor, a veder la gloria flostra
CXCIII. Pasco la mente d´un si nobild´un si nobil cibo
CXCIV. L´aura gentil, che rasserena i poggi
CXCV. Di di in di vo cangiando il viso e´l pelo
CXCVL. L´aura serena che fra verdi fronde
CXCVII. L´aura soave al sole spiege e vibra
CXCVIII. L´aura soave al sole spiega e vibra
CXCIX. O bella man che mi destringi´l core
CC. Non pur queli´una bella ignuda mano
CCI. Mia venture el Amor m´avean si adorno
CCII. D´un bel, chiaro, polito e vivo ghiaccio
CCIII. Lasso, ch´i´ado, et altri non me´l crede
CCIV. Anima, che diverse cose tante
CCV. Dolci ire, dolci sdegni e dolci paci
CCVI. S´il dissi mai, ch´i´vegna in odio a quella
CCVII. Ben mi credea passar mio tempo ormai
CCVIII. Rapido fiume, che d´al pestra vena
CCIX. I dolci colllim ov´io lasciaime stesso
CCX. Non de Pispano Ibero a l´Idaspe
CCXI. Voglia mi sprona, Amor me guide e scorge
CCXII. Beato in sogno, e de languir contento
CCXIII. Grazie ch´a pochi il ciel largo contento
CCXIV. Zi tre di creata era alma in parte
CCXV. In nobil sangue, vita umile e quieta
CCXVI. Tutto´l dì piango: e poila notte, quando
CCXVII. Gia desiai con si giusta querela
CCXVIII. Tra quantunque leggiadre donne e belle
CCXIX. Il cantar novo, e´l pianger de li augelli
CCXX. Onde tolse Amor l´oro e di queal vena
CCXXI. Qual mio destin, qual forza p qual inganno
CCXXII. Liete e pensose, acompagnate e sole
CCXXIII. Qquando´l sol bagna in mar l´aurato carra
CCXXIV. S´una fede amorosa, un cor non finto
CCXXV. Decidi donne onestamentelasse
CCXXVI. Passer mai solitario in alcun tetto
CCXXVII. Aura che quelle chiome quelle chiome bionde e crespe
CCXXVIII. Amor co la man destra il lato manco
CCXXIX. Cantai, or piango, e non men di dolcezza
CCXXX. I´pansi or canto; ch´l celeste lume
CCXXXI. I´mi vivea di mia sorte contento
CCXXXII. Vincentore Alessandro l´ira vinse
CCXXXIII. Qual ventrure mi fu, quando da l´uno
CXXXIV. O camareta, che già fusti un porto
CCXXXV. Lasso, Amoe mi trasporta ov´io non voglio
CCXXXVI. Amor, io fallo, e veggio il mio fallire
CCXXXVII. Non ha tanti animali il mar fra l´onde
CCXXXVIII. Real natura, angelico intelletto
CCXXXIX. Lá ver l´aurora che si dolce l´aura
CCXL. I´ho pregato Amor, e ne´l riprego
CCXLI. L´alto signor, dinanzi a cui non vale
CCXLII. L´alto signor, dinanzi a cui non vale
CCXLIII. Fresco, ombroso, fiorito e verde colle
CCXLIV. Il mal mi preme, e mi spaventa il peggio
CCXLV. Due rose fresche e còlte in paradiso
CCXLVI. L´aura ch´l verde lauro e l´aureo crine
CCXLVII. Parrà forse ad alcum, che´n lodar quella
CCXLVIII. Chi voul veder quiantuque puo natura
CCXLIX. Qual paura ho quando mi torna a mente
CCXLX. Qual paura ho quando mi torna a mente
CCL. Solea lonta in sonno consolarmi
CCLI. O misera et orribil visione!
CCLII. In dubbio di mio stato, or piango or cuento
CCLIII. O dolci sguardi, o parolette
CCLIV. I´pur ascolto, e non odo novella
CCLV. La sera des´i´are, odiar l´aurora
CCLVI. Far petess´io vendetta di colei
CCLVII. In quel vel viso ch´i´ sispiro e bramo
CCLIX. Cercato ho sempre solitaria vita
CCLX. In tale stella duo bellli occhi vidi
CCLXI. Qual donna attende a gloriosa fama
CCLXII. Cara la vita, e dopa lei mi pare
CCLXIII. Arbor vittoriosa, triunfale
Rimas en muerte de Laura
CCLXIV. I´vo pensando, e nel pensier m´assale
CCLXV. Aspro core, e selvaggio e cruda voglia
CCLXVI. Signor mio charo, ogni pensier mi tira
CCLXVII. Oimè il bel viso, oimé il soave seguardo
CCLXVIII. Che debb´io che mi cnsigli, Amore